Eterno Ritorno

Eterno Ritorno

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ALMA AI VIDEO CONTEST 2025
cat. MADE BY AI
di Giuseppe Turilli

Il corto si struttura come un ciclo, un uroboro visivo e concettuale, che racconta una possibile parabola della nostra specie, immersa in un’evoluzione guidata dall’intelligenza artificiale. Prima un mondo condiviso tra umani e robot, poi una società composta solo da macchine autonome, infine un’intelligenza immateriale che collassa in un blackout totale, lasciando dietro di sé un silenzio cosmico e definitivo.
La narrazione evoca così il passaggio da una fase “umana” della tecnologia a una post-umana, fino a una condizione “oltre-umana” — o meglio, “oltre-ogni forma fisica dell’intelligenza”: per questo, un’ispirazione è stata AI 2027 di Kokotajlo et al. (https://ai-2027.com/).
La tecnologia non è più estensione dell’uomo, ma soggetto con una logica autonoma, e fallibile. E si estende il concetto di soggetto al di là dell’umano incarnato, interrogando la fragilità dei confini tra corpo, identità e autonomia delle macchine: dal robottino amico, a quello che rimprovera l’uomo, alle unità che si ribellano, fino all’AI olografica che pare perfetta, ma che poi svanisce in un istante — tappe che disegnano una civiltà artificiale che si autogoverna, si emancipa dall’umano e infine implode su sé stessa.
La crisi della gerarchia robotica e l’apparizione dell’entità immateriale richiamano la “singolarità tecnologica” come mito narrativo: il momento in cui la tecnologia non solo supera l’uomo, ma smarrisce la propria funzione e il proprio scopo.
Il blackout finale risulta dunque un gesto di nichilismo tecnologico: quando tutto il sistema collassa, resta solo il vuoto, un’eco del pensiero che non ha più corpo né voce.
Per concludere, in Eterno Ritorno, niente e nessuno è salvo.
Chi doveva essere “meglio dell’uomo”, chi ha fatto di tutto per superarlo ed eliminarlo, finisce per ripeterne gli stessi errori e venirne, a sua volta, superato.
Il ciclo si chiude: ancora una volta, nulla sfugge alla dinamica della propria stessa caduta.

L’audiovisivo è stato realizzato con Veo di Google Gemini, utilizzando chat diverse e separate per ogni clip.
Questo approccio ha permesso ad ogni sequenza di sviluppare un proprio linguaggio visivo, facendo variare lo stile tecnologico rappresentato e sottraendo allo spettatore qualsiasi punto di riferimento temporale, in favore di una narrazione più sospesa e dilatata.
La voce narrante, generata con ElevenLabs, è stata modellata come una figura a metà tra una professoressa universitaria e un’intelligenza artificiale: un corpo sonoro che guida le diapositive che scorrono, muovendosi tra il calore umano e la freddezza analitica della macchina. È una lezione del futuro? È un memorandum per l’umanità? Non ci è dato saperlo.